Il rifiuto genitoriale è una particolare condizione di rottura della relazione genitore-figlio, che si verifica spesso a seguito di separazione o divorzio dei genitori, e in assenza di violenza, maltrattamenti e altre gravi ragioni.
Sebbene si tratti di un rifiuto immotivato da parte di un figlio, quest’ultimo è spesso vittima al pari del genitore rifiutato, perché spesso viene convinto, o addirittura costretto, con atteggiamenti più o meno palesi, a “seppellire” un genitore ancora vivo, rinnegando anni di rapporti anche felici e costruttivi, e a costruire un nuovo apparente equilibrio senza la presenza del padre o della madre.
Perché si verifica la situazione del rifiuto genitoriale?
In molti casi, la motivazione addotta, è quella di ricevere maltrattamenti o violenze, sia fisiche che psicologiche, ma spesso tali accuse non trovano poi un riscontro in sede di verifica giudiziaria.
In altri casi il genitore viene accusato di disinteresse o di aver abbandonato il figlio, ma anche in queste ipotesi la realtà spesso non coincide con le motivazioni manifestate dal figlio.
In un numero residuo di casi viene riferito un rapporto problematico con il nuovo partner del genitore rifiutato.
Le cause reali sono invece da rintracciare nel fatto che il genitore collocatario spesso non riconosce l’autonomia e l’alterità del figlio e trasmette su di lui le frustrazioni conseguenti alla separazione, condizionando la serenità del nuovo rapporto all’esclusione dell’altro genitore. In tal modo si costringe il figlio a vedere un genitore come totalmente positivo e l’altro come totalmente negativo, generando così il rifiuto di avere qualsivoglia rapporto col padre o con la madre che non sono più conviventi.
Quali sono le conseguenze sul piano personale per il figlio?
La psicologia insegna che i bambini che durante l’infanzia o l’adolescenza hanno rifiutato uno dei due genitori, con molta probabilità svilupperanno qualche forma di disagio psichico e saranno adulti problematici.
Inoltre soffriranno maggiormente di fragilità nei legami, di bassa autostima (con una propensione eccessiva a compiacere l’altro) e manifesteranno una propensione per le relazioni inconcludenti.
Quali sono le soluzioni?
L’analisi dei casi di rifiuto genitoriale lascia intendere che l’esistenza di precedenti buoni rapporti tra il figlio e il genitore rifiutato aumenta di molto le possibilità di una prognosi favorevole. È tuttavia necessario un intervento tempestivo per evitare che la situazione si cronicizzi nel tempo.
Proprio per scongiurare tale rischio, la nuova riforma Cartabia ha introdotto l’art. 473 bis 6 Codice di procedura civile che prevede che “Quando il minore rifiuta di incontrare uno o entrambi i genitori, il giudice procede all’ascolto senza ritardo, assume sommarie informazioni sulle cause del rifiuto e può disporre l’abbreviazione dei termini processuali. Allo stesso modo il giudice procede quando sono allegate o segnalate condotte di un genitore tali da ostacolare il mantenimento di un rapporto equilibrato e continuativo tra il minore e l’altro genitore o la conservazione di rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale“.
Sarà pertanto possibile intervenire più tempestivamente che in passato e azionare un intervento maggiormente mirato a risolvere tale tipo di problematica, così da poter proteggere il minorenne non solo dai casi più evidenti di violenza domestica, ma anche da tutte le altre conseguenze negative che gli potrebbero derivare dal conflitto tra i suoi genitori.
AVVERTENZE
Autore: Avv. Andrea TOTÒ